martedì 26 giugno 2007

IL LAVORO NON E' UNA MERCE

Questo è stato sancito nel lontano 1944 nella Dichiarazione di Filadelfia presso l’Organizzazione internazionale del Lavoro.

Se si rispettasse questo principio, il lavoro sarebbe inseparabile dalla persona, dalla posizione sociale, dalle relazioni familiari e comunitarie, dal diritto alla sicurezza economica e sociale, dal futuro dell’individuo che lo presta.

Mi pare invece che il lavoro ormai è una merce, alla stregua di un computer, un telefono, ossia di un qualsiasi oggetto che liberamente si può cambiare, vendere, affittare, ecc.
In tal modo i predicati dell’essere umano diventano irrilevanti agli occhi del legislatore, della politica e dell’impresa.
Mercificando il lavoro, le imprese hanno il potere di utilizzare il lavoro come si fa per le parti ad esempio di un auto, cioè solo quando serve e fino a quando serve.

Volete un esempio? Quello che è successo domenica 24 giugno al parco Luneur di Roma.
Ci doveva essere uno sciopero organizzato dai lavoratori del Luneur, che protestavano perché la nuova organizzazione lavorativa, a loro detta, ha portato più precarietà e meno guadagni.
La proprietà allora, avvisata per tempo, ha sostituito prontamente i lavoratori in sciopero.

Il lavoro purtroppo…. è diventato una merce.

Basta, basta, basta.

sabato 23 giugno 2007

Viviamo veramante in una società bloccata?

Sin da bambini abbiamo sempre sognato che da grandi avremmo fatto gli astronauti, il pilota,
il calciatore, il dottore, le ballerine, le veline, ecc.
Poi diventiamo grandi e chissà come, i nostri sogni svaniscono….
E’ vero che la realtà è meno fiabesca ma è vero anche che dobbiamo essere padroni del nostro destino!!! Non per niente siamo giovani!!!!
Il mondo intorno sembra sempre remare contro, è vero che il lavoro è ormai sempre più precario, che le lobby delle professioni libere mantengono i loro privilegi e allora?
Leggendo un libro mi ha impressionato questa tabella sottostante:







Noi figli facciamo lo stesso lavoro dei nostri genitori, pare quindi che la nostra società abbia smesso da tempo di volgere lo sguardo verso il futuro!!!!!

Che aspettiamo a ribellarci a tutto ciò?

Certe volte penso che forse a molti di noi questa situazione faccia comodo.
D’altronde meglio che ci pensa papà…. (viviamo nel Paese principe delle “raccomandazioni”)!!!!

Ribadisco nuovamente già quello che ho scritto nel mio primo post:

sappiamo sempre cosa non vogliamo, ma è tanto difficile sapere cosa vogliamo....

Rimbocchiamoci le maniche e facciamo presto, altrimenti come dice, una gentilissima amica, o investiamo nella conoscenza (quella vera – a scanso di equivoci - ) o sprofonderemo – aggiungo io - sia come Paese sia come persone !!!!!!

mercoledì 20 giugno 2007

" FUORI DAL CORO..."

Mi fa piacere pubblicare questa testimonianza - con una visione un pò diversa - tratta dal libro di Beppe Grillo "Schiavi Moderni" a pag. 218.
RIFLETTIAMO.....

Visto da un ufficio personale

Sono un impiegato di un ufficio personale di una media azienda nel terziario, mi occupo spesso di tali questioni. Penso che il problema della precarietà del lavoro in Italia non sia solo da ricondurre alla legge Biagi: i cosiddetti co.co.co. nascono dal 1996 nell’era dei governi di sinistra, quando per far quadrare temporaneamente i conti dell’Inps fu “inventato” il lavoro parasubordinato, i cui contributi confluirono nella gestione separata. Da allora c’è stata una proliferazione di questi contratti anomali, che però facevano comodo a molti perché comunque permettevano di “regolarizzare” molti lavori in nero facendo emergere imposte e contributi. “Do ut des”. Come al solito in Italia si abusa delle possibilità offerte dalla legge ed eccoci alla necessità di rivedere la materia con i co.co.pro. Il nome è cambiato ma sostanzialmente le aziende continuano a fare come prima, cioè a mascherare tanti rapporti subordinati anche se molti sono i casi di lavoratori che chiedono questa “qualificazione” contrattuale perché a parità di costo guadagnano di più. Si aggiunga poi che il Ministro del Lavoro ha annunciato solo ora, alla vigilia delle elezioni, una forte campagna di controllo volta a reprimere le false co.co.pro.
Inoltre devo dire che nella legge Biagi lo sforzo di inserire forme contrattuali nuove e diverse dal passato non è da valutare negativamente: in sostanza vengono forniti diversi strumenti per impiegare regolarmente manodopera. La disoccupazione è oggettivamente diminuita,anche, diciamocelo, ripulendo le vecchie liste di collocamento, ma comunque è aumentato il numero dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Non sarei così frettoloso da giudicare negativamente questa legge.
La farraginosità dell’applicazione dei provvedimenti collegati a manovre di indirizzo politico, l’ostilità sindacale creata sull’inutile referendum sull’articolo 18, il generale clima di conflittualità e di sospetto tra aziende e lavoratori. Questa è la vera precarietà.

S. B. 21.02.2006 12:17 pag. 218 Schiavi Moderni

lunedì 11 giugno 2007

COSA PROPONIAMO NOI?

Non c'è più giorno ormai che non si senta parlare di problemi di lavoro.
Precarietà è ormai la parola più utilizzata e sfruttata in assoluto!!
In questo periodo ho letto il libro di Beppe Grillo - Schiavi Moderni -
Un piangi piangi generale.....
Mi piacerebbe che questi signori che hanno scritto le testimonianze mi scrivessero che cosa vorrebbero che succedesse nel loro posto di lavoro, o meglio come secondo loro dovrebbero andare le cose...
Proponiamoci in prima persona, basta lamentarsi!!!!

In genere sappiamo sempre cosa non vogliamo, ma è tanto difficile sapere cosa vogliamo....

Fatevi avanti!!!!! Diventiamo costruttivi!!!!!

Come si potrebbe migliorare la tanto discussa Legge 30?

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