venerdì 24 ottobre 2008

Un appello...



E' con grande dispiacere che riporto un accorato appello dei ricercatori di una grande azienda farmaceutica, con sede a Pomezia, che fa(ceva?) ricerca, la Irbm.
Se accade questo, credo che la ricerca scientifica-farmaceutica in Italia è, veramente, ormai alla frutta...(Chissà se sarà contento Garattini, visto che odia le aziende farmaceutiche...)

“Dopo 18 anni di attività l’azienda farmaceutica Merck & Co. ha deciso, nell'ambito di una strategia di riorganizzazione, di chiudere il suo centro di ricerca in Italia, l’Istituto di Ricerca di Biologia Molecolare P.Angeletti (Irbm) di Pomezia. L'Irbm dipende amministrativamente da Merck Italia, ma è parte integrante del Network di ricerca della divisione Merck Research Laboratories della Merck & Co”. Inizia così la lettera aperta che i 192 ricercatori della Irbm di Pomezia hanno indirizzato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a quello del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. “L’Irbm, inaugurato da due premi Nobel italiani, Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, è un posto unico nel suo genere nel nostro Paese – continuano i dipendenti -. Siamo un istituto di ricerca che è riuscito ad attrarre le migliori competenze italiane ed estere per contribuire allo sviluppo di farmaci innovativi. Tra questi Isentress, un farmaco che sta rivoluzionando la terapia dell'Aids e che ha recentemente vinto il prestigioso premio Galien, (considerato come il premio Nobel per i farmaci) e Zolinza, un nuovo trattamento per le leucemie. Per effettuare queste ricerche l’Irbm dispone di una struttura modernissima dotata delle più sofisticate attrezzature, oltre che di uno staff di 192 ricercatori, tra cui un'alta percentuale di donne, provenienti dai migliori laboratori di ricerca del mondo, con un indotto di circa 100 persone tra personale amministrativo e tecnico altamente qualificato”.

“Oltre ai suoi indubbi successi commerciali nella ricerca applicata (nei prossimi anni i prodotti dell’Irbm contribuiranno con oltre un miliardo di dollari agli introiti della Merck), nei suoi 18 anni di esistenza – sottolineato i ricercatori di Pomezia - l’Irbm ha generato innumerevoli brevetti italiani e internazionali, ha contribuito alla formazione di dozzine di studenti e dottorandi, all’avanzamento della ricerca di base con centinaia di pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo e all’organizzazione di decine di convegni e congressi internazionali. Ora, nei piani della Merck, tutto questo patrimonio tecnologico e di conoscenze dovrebbe essere smantellato. Un pezzo di Italia che si distingue a livello internazionale, dovrebbe scomparire. Abbiamo bisogno di capitali. Abbiamo bisogno di partner che credano nel nostro progetto e che siano interessati ad investire nello sviluppo di medicine innovative per la cura dei tumori e delle malattie virali. Siamo speranzosi che un intervento istituzionale possa facilitarci l’accesso a finanziamenti privati o pubblici che ci permettano di realizzare il nostro piano industriale, di mantenere posti di lavoro altamente qualificati e di continuare a dare il nostro contributo all’immagine di un’Italia che investe in tecnologia e sviluppo mirando a debellare malattie gravi che affliggono la nostra società”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'Italia senza IRBM è come venezia senza il mare.
Basta che non ci sia l'acqua alta in Piazza S. Marco che porta pure topi e fango.

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