Questo è stato sancito nel lontano 1944 nella Dichiarazione di Filadelfia presso l’Organizzazione internazionale del Lavoro.
Se si rispettasse questo principio, il lavoro sarebbe inseparabile dalla persona, dalla posizione sociale, dalle relazioni familiari e comunitarie, dal diritto alla sicurezza economica e sociale, dal futuro dell’individuo che lo presta.
Mi pare invece che il lavoro ormai è una merce, alla stregua di un computer, un telefono, ossia di un qualsiasi oggetto che liberamente si può cambiare, vendere, affittare, ecc.
In tal modo i predicati dell’essere umano diventano irrilevanti agli occhi del legislatore, della politica e dell’impresa.
Mercificando il lavoro, le imprese hanno il potere di utilizzare il lavoro come si fa per le parti ad esempio di un auto, cioè solo quando serve e fino a quando serve.
Volete un esempio? Quello che è successo domenica 24 giugno al parco Luneur di Roma.
Ci doveva essere uno sciopero organizzato dai lavoratori del Luneur, che protestavano perché la nuova organizzazione lavorativa, a loro detta, ha portato più precarietà e meno guadagni.
La proprietà allora, avvisata per tempo, ha sostituito prontamente i lavoratori in sciopero.
Il lavoro purtroppo…. è diventato una merce.
Basta, basta, basta.
martedì 26 giugno 2007
IL LAVORO NON E' UNA MERCE
Pubblicato da Ladypiterpan alle 26.6.07
Etichette: individuo, lavoro, mercificazione, sostituito
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3 commenti:
Magari fosse così!!!
Questo sì che è veramente un sogno!!!
Purtroppo fa più comodo che il lavoro sia una merce altrimenti non ci sarebbe sfruttamento...
Mi piacerebbe sapere chi siete (anonimi)
Saluti
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