In questo interessantissimo convegno, si è cercato di discutere in maniera positiva; non è facile farlo di questi tempi.
Si sono considerati, prima di tutto, i problemi che attanagliano il mondo economico italiano e, che, conosciamo tutti: lavoro nero, salari bassi, sistema Italia basato sulla cooptazione e non sul merito, bassa produttività, welfare che fa acqua da tutte le parti, ecc.
E’ venuto fuori (e questo, credo, sia il cardine di tutto) che mancano, in assoluto, le IDEE, le NUOVE IDEE.
Prima di partire a parlare delle idee (che qui sono venute fuori) vorrei,però, un attimo discutere del concetto di “partecipazione”.
Tutti siamo bravi a parlare male di questo o di quello, di criticare, ecc. e poi, quando si organizzano dei meeting, come ad esempio questo, la partecipazione (fisica) è sempre bassa.
E’ facile, allora, domandarsi se questa generazione è interessata veramente, a cambiare il proprio destino!
Armiamo-“ci” e Parti-“te”, questo, mi pare, sia lo slogan ideale!
Rimboccarsi le maniche, d’altronde, è troppo faticoso, chi ce la fa fare, tanto, come afferma A.Padrone “…viviamo sereni con i soldi di mamma e papà, siamo figli unici, erediteremo la casa dei nostri genitori…”
Torniamo, ora, alle idee.
Cosa possiamo fare per cominciare a cambiare il nostro sistema Italia, quindi il futuro? E’ questa la domanda che si sono posti i protagonisti del dibattito. Ognuno di loro ha espresso la sua idea.
F.Delzio ha parlato di “nomadismo”. Sostiene che bisogna andare a cercare le opportunità lì dove si presentano, sotto casa così come alla parte opposta del mondo e, poi, riportarle in Italia.
Insieme a M. Martone, afferma che i successi individuali, quindi, devono fare “sistema”, altrimenti rimarranno solo e soltanto individuali.
A.Padrone sostiene che, per avere idee nuove e nuove energie, bisogna aiutare le donne a lavorare di più. Per far ciò, ovviamente, è necessario dare più servizi alle famiglie, ridurre le aliquote per le donne che lavorano, e perché no, arrivare alla soluzione estrema delle “quote rosa” di rappresentanza.
F.Mello sostiene l’idea che bisogna fare “un’operazione culturale” (o forse meglio una “rivoluzione” culturale, dico io) partendo da una nuova “comunicazione”; bisogna creare “consenso” utilizzando, ad esempio, sia i media tradizionali che i nuovi.
G.Gennaio sostiene che bisogna assumersi le proprie responsabilità, istituzionali e politiche.
Nel nostro Parlamento non ci sono i giovani, e quindi i giovani non sono rappresentati. Le leggi si fanno in Parlamento, e visto che il Parlamento è vecchio ed inefficiente, bisogna cambiarlo attraverso soluzioni graduali: ad esempio, cominciando a fare battaglia per le “quote giovani” in politica.
Tutti sono stati d’accordo nel ribadire che, in questa nostra società, abbiamo bisogno di meno diritti e più doveri. Basta alle lotte tra cosiddetti “insider” e “outsider”. Le priorità, insomma, le conosciamo tutti (tranne i nostri politici, a questo punto…): riduzione del debito pubblico, nuovo welfare, flexsecurity, ecc.
Non aspettiamoci che le soluzioni, però, possano venire dall’alto (non arriveranno mai). E allora?
Allora dobbiamo coalizzarci e fare rete, tutti insieme e partecipare in prima persona. Dobbiamo “costringere” i nostri parlamentari a scegliere “la responsabilità per il nostro futuro” e non solo la loro “rielezione”! Fare quasi un’ Assemblea Costituente (ha suggerito G.Gennaio) in cui, tutti noi, tutte le migliori energie del Paese si concentrino sulle “vere” riforme da attuare per la rinascita del Sistema Italia.
Una sola parola, allora: COALIZZIAMOCI, facciamo RUMORE…
Qualcuno di loro ha pensato, scherzosamente, ad un calendario con le foto di loro giovani scrittori e cantori del precario (che vuole essere) felice o ad “una compagnia di giro” che rappresenti una specie di Porta a Porta per la riscossa di giovani e donne.
Si accettano, allora, proposte e candidature…
Si sono considerati, prima di tutto, i problemi che attanagliano il mondo economico italiano e, che, conosciamo tutti: lavoro nero, salari bassi, sistema Italia basato sulla cooptazione e non sul merito, bassa produttività, welfare che fa acqua da tutte le parti, ecc.
E’ venuto fuori (e questo, credo, sia il cardine di tutto) che mancano, in assoluto, le IDEE, le NUOVE IDEE.
Prima di partire a parlare delle idee (che qui sono venute fuori) vorrei,però, un attimo discutere del concetto di “partecipazione”.
Tutti siamo bravi a parlare male di questo o di quello, di criticare, ecc. e poi, quando si organizzano dei meeting, come ad esempio questo, la partecipazione (fisica) è sempre bassa.
E’ facile, allora, domandarsi se questa generazione è interessata veramente, a cambiare il proprio destino!
Armiamo-“ci” e Parti-“te”, questo, mi pare, sia lo slogan ideale!
Rimboccarsi le maniche, d’altronde, è troppo faticoso, chi ce la fa fare, tanto, come afferma A.Padrone “…viviamo sereni con i soldi di mamma e papà, siamo figli unici, erediteremo la casa dei nostri genitori…”
Torniamo, ora, alle idee.
Cosa possiamo fare per cominciare a cambiare il nostro sistema Italia, quindi il futuro? E’ questa la domanda che si sono posti i protagonisti del dibattito. Ognuno di loro ha espresso la sua idea.
F.Delzio ha parlato di “nomadismo”. Sostiene che bisogna andare a cercare le opportunità lì dove si presentano, sotto casa così come alla parte opposta del mondo e, poi, riportarle in Italia.
Insieme a M. Martone, afferma che i successi individuali, quindi, devono fare “sistema”, altrimenti rimarranno solo e soltanto individuali.
A.Padrone sostiene che, per avere idee nuove e nuove energie, bisogna aiutare le donne a lavorare di più. Per far ciò, ovviamente, è necessario dare più servizi alle famiglie, ridurre le aliquote per le donne che lavorano, e perché no, arrivare alla soluzione estrema delle “quote rosa” di rappresentanza.
F.Mello sostiene l’idea che bisogna fare “un’operazione culturale” (o forse meglio una “rivoluzione” culturale, dico io) partendo da una nuova “comunicazione”; bisogna creare “consenso” utilizzando, ad esempio, sia i media tradizionali che i nuovi.
G.Gennaio sostiene che bisogna assumersi le proprie responsabilità, istituzionali e politiche.
Nel nostro Parlamento non ci sono i giovani, e quindi i giovani non sono rappresentati. Le leggi si fanno in Parlamento, e visto che il Parlamento è vecchio ed inefficiente, bisogna cambiarlo attraverso soluzioni graduali: ad esempio, cominciando a fare battaglia per le “quote giovani” in politica.
Tutti sono stati d’accordo nel ribadire che, in questa nostra società, abbiamo bisogno di meno diritti e più doveri. Basta alle lotte tra cosiddetti “insider” e “outsider”. Le priorità, insomma, le conosciamo tutti (tranne i nostri politici, a questo punto…): riduzione del debito pubblico, nuovo welfare, flexsecurity, ecc.
Non aspettiamoci che le soluzioni, però, possano venire dall’alto (non arriveranno mai). E allora?
Allora dobbiamo coalizzarci e fare rete, tutti insieme e partecipare in prima persona. Dobbiamo “costringere” i nostri parlamentari a scegliere “la responsabilità per il nostro futuro” e non solo la loro “rielezione”! Fare quasi un’ Assemblea Costituente (ha suggerito G.Gennaio) in cui, tutti noi, tutte le migliori energie del Paese si concentrino sulle “vere” riforme da attuare per la rinascita del Sistema Italia.
Una sola parola, allora: COALIZZIAMOCI, facciamo RUMORE…
Qualcuno di loro ha pensato, scherzosamente, ad un calendario con le foto di loro giovani scrittori e cantori del precario (che vuole essere) felice o ad “una compagnia di giro” che rappresenti una specie di Porta a Porta per la riscossa di giovani e donne.
Si accettano, allora, proposte e candidature…
6 commenti:
Rilancio l'idea del calendario...! Soprattutto perché non c'è una foto che ci faccia giustizia!
;-D
Comunque oggi ho vissuto un'altra esperienza: meno politica e più accademica, alla sede di Sociologia e Scienze della Comunicazione. Ma la constatazione è sempre quella: i giovani sono pochi, non si accalorano, viene il dubbio che non abbiano veramente problemi. Siamo più noi : abituati ad agire, a protestare...possibile?! No, non ci credo. Il prossimo aapuntamento è di nuovo a radio radicale
Cara Anna,
dalla recensione che hai fatto, mi permetto di commentare qualcosa.
Sono d'accordo con te, Martone e Delzio. Mello dice cose giuste, ma il processo è già in atto da anni: tv, radio, stampa e internet oramai parlano di pracariato e di necessità di andare oltre. La responsabilità politica e istituzionale di cui parla Gennaio non l'ho ben capita. Totalmente in disaccordo con la Padrone, sia quando dice che ai precari va bene così, tanto ci sono i genitori, sia quando afferma nel commento che "Ma la constatazione è sempre quella: i giovani sono pochi, non si accalorano, viene il dubbio che non abbiano veramente problemi. Siamo più noi : abituati ad agire, a protestare...possibile?!". I precari hanno contratti da precari (stage, co.pro). Ciò significa che l'assenza dal luogo di lavoro viene malvista dal datore. Con possibili negative ripercussioni future. I convegni si possono sempre fare di sabato, come le manifestazioni di piazza...Massimo (http://altrimenti.ilcannocchiale.it)
Grazie Anna per il report. Coalizione generazionale ha in programma qualcosa anche a Milano? Fammi sapere..
Dario (http://www.humanitech.it)
Ciao Anna, ci vediamo stasera spero! ma nessuno ha mai pensato allo sciopero dei precari (assurdo lo so, ma rende l'idea..). Ma poi tutto bene con la registrazione del convegno? è venuta bene la conferenza, posizioni diverse, ma poca attenzione ai veri problemi di precari e.. perchè no, degli stagisti! Cmq siamo stati pochi ma buoni.. continuiamo così
Cara Anna
ti scrivo brevemente per farti i miei migliori auguri di buon Natale e ottimo 2008!
Ho letto con interesse il report che hai fatto sul primo convegno di Coalizione Generazionale.
Purtroppo so bene quanto è deprimente organizzare cose interessanti, invitare relatori preparati e brillanti intorno a un tavolo, e poi vedere tante sedie vuote tra il pubblico. Purtroppo la gente ha sempre meno voglia di impegnarsi, di perdere tempo ai dibattiti, di partecipare attivamente alla vita del Paese.
Magari è anche vero quel che dice Massimo, e cioè che è difficile per chi lavora partecipare a eventi che hanno luogo in orari lavorativi: magari per una prossima volta meglio prevedere un orario 18:30 - 20:00, che forse garantisce un po' più di affluenza.
Resta il fatto che a impegnarsi sono - siamo - quattro gatti. Vedo troppa gente che si lamenta tanto ma che poi non muove un dito per cambiare la situazione.
Il mio blog, nel suo piccolo, è un esempio: tanta gente prima che lo aprissi mi aveva incoraggiato, "scriveremo tanti commenti, contribuiremo ad alimentare la discussione". Eppure molti di quegli amici e conoscenti si sono "dissolti": paradossalmente, ho molti più commenti da gente che non conosco, e che capita per caso o per sentito dire sul mio blog, piuttosto che commenti di quelli che mi avevano incoraggiato e "garantito" che avrebbero partecipato all'iniziativa!
Questo per dire che tante persone non hanno la motivazione, la spinta, la voglia "giusta" che serve ad impegnarsi attivamente. E' triste ma è così.
Ma questo non ci deve abbattere: dobbiamo continuare a fare progetti, a organizzare eventi, a ideare iniziative. Perchè se "fisicamente" a seguire un dibattito o la presentazione di un libro vengono in pochi, bisogna però tenere sempre a mente che ci sono tante persone che seguono "da lontano" il nostro lavoro, e che lo appoggiano.
@massimo
Un contratto da precario - ma chiamiamoli con il loro nome per favore, lavoratori flessibili e non precari - non è un contratto di stage, che non è un contratto con il ragazzo, ma tra la ditta e un ente formativo.
@generico
Angela ha ragione, ai ragazzi non sembra interessare molto purtroppo la situazione ...
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