domenica 7 ottobre 2007

BAMBOCCIONI


Visto che non si parla d'altro in questi giorni, posto un commento di G.Cazzola pubblicato in questi giorni sui quotidiani nazionali (Il resto del Carlino, il Giorno, la Nazione) che è quello che più si avvicina al mio modo di pensare.

Quell’epiteto, sospeso tra il paternalismo e l’insulto, Tommaso Padoa Schioppa poteva risparmiarselo. Il Governo non può onestamente credere che le mance introdotte nel disegno di legge finanziaria siano in grado di migliorare la condizione dei nostri figli e nipoti. E’ vero. Il dibattito politico è intriso di una mistica del precariato che, sovente, induce i giovani ad autocompatirsi, insieme alle loro famiglie, dimenticando che la legislazione innovativa del mercato del lavoro (dal pacchetto Treu alla legge Biagi) è scaturita dalla pressante esigenza di superare (in Italia come in Europa) l’emergenza della disoccupazione giovanile che aveva drammaticamente caratterizzato gli anni Ottanta. Allo stesso modo, non si analizza mai abbastanza la crescente tendenza tra i giovani a rifiutare lavori (non sempre marginali e gravosi) che potrebbero garantire loro un’occupazione stabile (nell’industria manifatturiera per esempio o nel campo dei servizi alla persona). Se, dunque, è venuto il momento di fare la tara ad un certo giovanilismo peloso di cui dà bella mostra, a parole, la sinistra (anche i giovani fruiscono del maggior benessere di cui dispone il Paese ed hanno dei vantaggi sconosciuti alle precedenti generazioni), è tuttavia inaccettabile liquidare – come ha fatto il ministro – dei problemi seri e gravi con una battuta infelice. Non è colpa dei giovani (ma degli ordinamenti scolastici e universitari) se il loro percorso formativo si conclude ad un’età ormai prossima ai trent’anni quando i colleghi europei si laureano e accedono al mercato del lavoro a 24-25 anni. Non è responsabilità dei giovani se durante gli anni di studio non dispongono di strutture adeguate ma devono pesare interamente sulle famiglie e se non possono avvalersi di servizi per l’impiego in grado di fare intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. Ma non basta. Il Governo non si limita a trascurare i giovani. Si è assunto, pure, gravissime responsabilità nei loro confronti. Perché non dire che gli scarsi benefici ottenuti nell’accordo del 23 luglio, i giovani li hanno pagati, con gli interessi, attraverso un incremento, dal 2007, di ben sei punti dell’aliquota contributiva dei lavoratori atipici ? E non aggiungere che saranno sempre i giovani a finanziare, nei prossimi anni, gran parte dei maggiori oneri derivanti dal superamento dello scalone ? Mentre l’Inps ha un bilancio in attivo grazie agli introiti della gestione dei parasubordinati, i cui colossali avanzi tengono in piedi il sistema pensionistico.

Giuliano Cazzola




11 commenti:

angela padrone ha detto...

Grande, credo che quello che scrive Cazzola sia condivisibile in tutto. Anna, sono contenta che tu lo abbia scovato da sola! Io però un po' ai bamboccioni italiani rimprovero di non fare molto per tirarsi fuori...Ma da tempo, mica solo ora: mi ricorderò sempre quando lavoravo nella fabbrica in Inghilterra e i bamboccioni frequentavano i loro corsi d'inglese dove non imparavano niente, perché parlavano sempre italiano fra di loro. non avrebbe fatto bene anche a loro un po' di fabbrica con turchi, polacchi e africani? io credo di sì

studentefreelance ha detto...

concordo pienamente anche io...

@angela

l'esempio dei lavoratori in Inghilterra lo poni come se fosse la realtà di tutti...

se uno conosce un gruppo di deficienti non significa che tutti sono deficienti e soprattutto lo sono anche dopo 27 anni...
Se tu hai imparato l'inglese bene per te, però non puoi fare sempre l'esempio dei lavoratori italiani in inghilterra a vita per indicare tutti come dei bamboccioni,mi sembra esagerato!

Eleonora Voltolina ha detto...

Cara Anna

ho trovato il tuo blog grazie a quello di Angela Padrone. E' uno spazio di discussione interessante. Sono abbastanza d'accordo con le parole di Giuliano Cazzola. Il mercato del lavoro di oggi è stato per certi versi avvantaggiato dalla legge Biagi. Per certi versi.

Però voglio dire una cosa: gli stipendi non sono adeguati. Non sono adeguati. Non sono adeguati.

Ovunque nel mondo la flessibilità si paga. Ovunque, tranne in Italia. Solo qui le aziende possono avere la moglie ubriaca e la botte piena: giovani laureati (magari con il massimo dei voti), e certe volte manco troppo giovani, disposti a lavorare 10-12 ore al giorno, per pochi spiccioli, senza garanzie contrattuali, e con la spada di Damocle della fine prossima ventura del contratto atipico. Con conseguente domanda: come farò a mantenermi se non me lo confermeranno, questo lavoro?

Quindi sono molto d'accordo con Angela Padrone quando nel suo libro ricorda a chi ci governa che gli ammortizzatori sociali nel nostro Paese NON SONO UN OPTIONAL, e devono essere al più presto rivisti e potenziati.

Ma continuo a ripetere a te, ad Angela e a tutti coloro che hanno la voglia e il tempo di leggere queste parole e partecipare a questo dibattito: NON E' DIGNITOSO che a gente di 25, 28, 30 anni vengano proposti stage gratuiti, contratti a progetto da 600 euro al mese, collaborazioni saltuarie.

NON E' DIGNITOSO che queste persone debbano andare a chiedere la paghetta a mamma e papà, alla loro età, per poter vivere da soli, o che (ecco i bamboccioni) siano obbligati a vivere ancora nella loro cameretta dell'adolescenza, in casa coi genitori.

Ma questa non è colpa loro. Ci saranno pure gli svogliati, i "pesaculo" come si dice a Roma, quelli che preferiscono le comodità, ma ci sono anche quelli che si fanno un mazzo così e che non riescono a rendersi economicamente indipendenti. Lavorano, si sbattono, ma semplicemente: NON CI RIESCONO. Perchè i loro datori di lavoro non li pagano il giusto. Li sfruttano. SFRU-TTA-NO.

Magari con la scusa, come nel caso dei giornalisti o dei pubblicitari o degli architetti, che "Questo è un mestiere ambito, e bisogna adattarsi, perchè sai quanti ce ne sono fuori dalla porta che vorrebbero stare al posto tuo, e questo lavoro me lo farebbero gratis?".

Che ne pensate?

Eleonora Voltolina ha detto...

Aggiungo che chi vuole può trovarmi a questo blog:
http://www.repubblicadeglistagisti.blogspot.com/

Ladypiterpan ha detto...

Cara _Eleonora,

mi trovi perfettamente d'accordo con quello che scrivi, la dignità è un diritto, bisogna difenderla e in parte, lasciamelo dire, anche concquistarsela. Bisogna assolutamente lottare contro le ingiustizie! Io l'ho sempre fatto, forse dovremmo anche avere tutti più coraggio di portare avanti i nostri punti di vista fino in fondo e non farci piegare dai cosiddetti "padroni", no?
Cominciamo noi, a questo punto, a precarizzare il precarizzatore senza lamentarci e basta!
Pensiamo che i corsi gratuiti, gli stage, non servano a nulla?
Ma tu pensi che nella vita lavorativa conti solo il denaro, soprattutto quando si è giovani?
Hai mai pensato quanto possa arricchire se stessi un'esperienza del genere?
E' facile sempre generalizzare, no?
E' l'economia italiana, il mercato, ecc. ecc., ma è proprio così? O siamo noi stessi che dobbiamo cambiare?

Eleonora Voltolina ha detto...

Penso che si debba stare molto molto attenti ad attribuire agli stage qualità formative.
Io parto dalla mia esperienza (ho 28 anni, quasi 29... E ben 5 stage alle spalle) e da quella delle persone intorno a me: di formativo gli stage hanno la prima settimana. Poi ogni stagista entra APPIENO nell'ingranaggio produttivo dell'azienda o della società: il cui obiettivo giustamente è GUADAGNARE.
Allora, c'è da chiedersi: lo stagista è lì perchè il lavoro da imparare è talmente complesso che servono 3 mesi (o addirittura 6) per impararlo, o è lì perchè, dopo la prima settimana in cui un capo perde qualche ora a spiegargli cosa deve fare e come, poi diventa operativo esattamente come i suoi colleghi di scrivania?
Non è che ci vuole un genio a fare la maggior parte dei lavori, specie quelli d'ufficio, specie se alle spalle si hanno anni di università e magari qualche altro stage.
Quindi, la mia risposta alla tua domanda è: SI', gli stage possono servire in casi eccezionali, e comunque sempre quando le persone sono MOLTO GIOVANI, preferibilmente ancora all'università.
Dopo, sono forme atipiche di sfruttamento della manodopera, o "cervellodopera" sarebbe meglio dire ai tempi nostri.
Come potrai leggere, se vorrai, nel prossimo post sul mio blog, secondo me è anche una questione anagrafica. Gli stage possono andar bene per un 22-23enne che vuole farsi una prima esperienza lavorativa, ma che non ha una casa da mantenere o un'indipendenza da raggiungere: ma che vengano utilizzati per far lavorare un 28enne o un 30enne per 6 mesi gratis o a 300 euro al mese, non mi sta più bene.
Perchè so per certo che l'azienda su quegli stagisti guadagnerà tantissimo: perchè saranno in grado di fare lo stesso lavoro degli altri, e magari lo faranno persino con più lena ed entusiasmo, nella speranza di essere notati e magari di strappare un contratto alla fine dello stage.
Cosa che accade, spiace dirlo, raramente.

Anonimo ha detto...

Gli stage in Italia non hanno MAI finalità formative, parola di uno che ha fatto selezione del personale per dieci anni. Gli stagisti sono economici, sia come salario che fiscalmente, sostituibili velocemente e lavorano in genere il triplo del personale assunto a tempo indeterminato visto che c'è la speranza di un lavoro futuro. Siamo giunti in questo modo a casi come i lavoratori della Feltrinelli in stage per 6 mesi. Sei mesi per imparare a togliere i libri dalle scatole e posarli sugli scaffali.
Chi parla dall'alto della sua esperienza di stage anni 80-90 (gli stage veri) o dello stagismo letto sulla stampa, se la sente di fare sei mesi gratis come commesso di libreria, laurea sotto il braccio, e chiamarlo stage?

Cerchiamo, almeno noi che abbiamo la fortuna di passarci, di essere onesti e non togliere la dignità.
Bamboccioni saranno i figli dei politici, neanche uno precario o stagista.

bloglavoro ha detto...

Io ho alle spalle 10 anni da precaria invece, nemmeno uno stage per fortuna.

Ho insegnato in molti corsi, universitari, FSE e vaiasapere, che terminavano con uno stage. Ogni volta le aziende facevano a pugni per gli stagisti, dei neolaureati dotati e spesso con un master che sapevano già fare il lavoro e erano produttivi dalla seconda settimana. Non ne ho visto uno solo assunto. A chi andava di lusso veniva offerto un contratto a tempo determinato e scaduto il balletto dei rinnovi arrivederci e grazie.

Fede (bloglavoro) mi ha segnalato questa serie di commenti e l'ho riletta due volte: non volevo crederci. Mi indigna e mi fa veramente infuriare che giornalisti seri possano avere dei dubbi sull'impossibilità effettiva di andarsene di casa quando le offerte di lavoro sono stage, stage, stage, tempo determinato, stage, stage. Ma scherziamo???
Cari giornalisti, anche io in Inghilterra ho lavorato, mi sono sciroppata dal fast food alla ricerca universitaria, ma la differenza è che non ho 40 e passa anni, quindi al ritorno ho trovato, come tutti quelli della mia generazione, delle ottime offerte per stage, stage, stage, tempo determinato, stage.
Lavoro in proprio e sudo in proprio, senza sovvenzioni statali, perché dopo dieci anni di precariato in illustri brand del nord italia mi sono rotta le scatole .... piantatela di giudicare i precari di oggi con i parametri di quando avevate voi 20 o 30 anni!

Scusa per lo sfogo, non ce la faccio proprio a sentire questi discorsi da chi non ha mai fatto un giorno di stage anni duemila.... e complimenti invece per il blog :)

Ladypiterpan ha detto...

Per erbaviola,
grazie per i complimenti, come dico io, fanno sempre piacere!
A questo punto, chi ha voglia di rispondermi, mi piacerebbe sapere come secondo voi ( visto che gli stage non funzionano) questi stage dovrebbero essere modificati!
Anna

Anonimo ha detto...

CONCORDO PERFETTAMENTE CON ERBAVIOLA.COM!

studentefreelance ha detto...

@ bloglavoro

& @ erbaviola.com

Grazie finalmente qualcuno obiettivo e sincero esiste...

Per tutti gli altri giornalisti compreso angela padrone...

Basta con i vostri moralismi della serie:

Quando studiavo io...
quando andavo all'università io...
Quando andai all'estero io...

Basta,basta, basta...

Non si possono comparare società diverse!!!!!

glianni 80/90 sono diversi dal nuovo millennio soprattutto dal 2003 in poi...

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