giovedì 4 ottobre 2007

I PARADOSSI DELLA FLESSIBILITA', O MEGLIO LA PRECARIETA' REALE

Il peggior contratto di lavoro, dal mio punto di vista, è il contratto di collaborazione, sia esso occasionale, a progetto, ecc.
Sono, infatti, i collaboratori, che più di ogni altro lavoratore, sopportano il peso di una flessibilità non regolata, priva di reti di protezione sociale e che sconfinano,
perciò, nella precarietà lavorativa ed esistenziale.
Analizziamo quali sono i diritti, se ci sono, di questi lavoratori.

MALATTIA
L’INPS (gestione separata) riconosce l’indennità di malattia solo in caso di ricovero ospedaliero.
Cari collaboratori, mi raccomando, anche per l’influenza è consigliato il ricovero ospedaliero…altrimenti niente soldi.

ASSEGNO AL NUCLEO FAMILIARE
Al collaboratore spetta l’assegno al nucleo familiare a condizione che almeno il 70% del reddito familiare derivi da attività di collaborazione.

FORMAZIONE
Ai collaboratori formazione e aggiornamento professionale sono, di fatto, diritti negati.
Bella anche questa, da ogni parte ci dicono che dobbiamo continuamente aggiornarci per aumentare le nostre competenze professionali nel mercato lavorativo, in realtà qui si nega la formazione.

MATERNITA’
L’indennità in questione è corrisposta dall’Inps, per i due mesi precedenti e per i tre mesi successivi la data del parto. L’indennità viene erogata a condizione però che nell’anno precedente i due mesi prima del parto, risultino accreditate presso la Gestione separata Inps almeno tre mensilità del contributo dello 0,50% (contributo che dà diritto a prestazioni quali maternità, assegno al nucleo familiare e malattia in caso di ricovero ospedaliero).A questo si aggiunge, per le collaboratrici a progetto in caso di gravidanza, la sospensione e la proroga del rapporto contrattuale. A meno che non vi sia una disposizione più favorevole del proprio contratto individuale, il rapporto è prorogato per un periodo massimo di 180 giorni.
Qui l’Inps ha stabilito che non sussiste l’obbligo di astensione dal lavoro nei due mesi precedenti e nei tre successivi al parto. Quindi non sono previste indennità per
“interdizione anticipata” come nei casi di maternità a rischio. Infine, alle
lavoratrici parasubordinate non spetta l’assegno di aborto erogato dall’Inps alle dipendenti sotto forma di indennità di malattia.
Care amiche, mi raccomando allora a fare figli, eh? Tutto a vostro rischio e pericolo…

AMMORTIZZATORI SOCIALI
I lavoratori parasubordinati non godono di indennità di disoccupazione.
Ecco il grande paradosso!

CREDITO
La prassi costante degli istituti di credito è quella di condizionare la concessione di mutui e prestiti al possesso di un contratto a tempo indeterminato.
Adesso qualcosa in tal senso si muove, però a questi lavoratori viene applicato un tasso di interesse maggiore!


SICUREZZA SUL LAVORO
In passato, in mancanza di norme specifiche, si ricorreva all’applicazione del dlgs 626/94 (la legge di settore) per estensione analogica in quanto applicabile in tutti i luoghi di lavoro.
Il dlgs 276/03 ha previsto espressamente per i collaboratori a progetto l’applicazione delle disposizioni sulla sicurezza.


LA PENSIONE
Il raggiungimento di un trattamento pensionistico dignitoso per i collaboratori rimane fortemente problematico. Non hanno diritto al trattamento di fine rapporto e alla previdenza complementare.


ALTRI PARADOSSI
Nel lavoro a progetto, introdotto dal dlgs 276/03, sia l’infortunio che la malattia danno luogo addirittura alla risoluzione anticipata del contratto.
Infatti, se il contratto ha una durata determinata può essere risolto se la sua sospensione, per infortunio o malattia, è superiore a un sesto della sua durata. Invece, nel caso di un contratto la cui durata è determinabile, la sua risoluzione può avvenire se la sospensione per infortunio o malattia è superiore a 30 giorni. La stessa sicurezza sul lavoro non è uguale a quella degli altri lavoratori: la legge 626, che è stata estesa ai lavoratori a progetto dal dlgs 276/03, è di difficile applicazione perché mancano le norme di dettaglio
sulle modalità di regolazione dei rapporti parasubordinati.
E il Congedo parentale? Non esiste.

Sul protocollo del welfare si parla di questo?
Si parla solo di aumento di aliquota per questi contratti ed accesso a un fondo credito.
Per il resto zero assoluto!
Complimenti, cari legislatori, voi si che ascoltate i veri problemi dei giovani!!!
Documentatevi seriamente, come ad esempio il caso di Michela, che è la storia di tantissimi giovani!
E poi vi lamentate di personaggi come Beppe Grillo….

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Anna, migliore analisi non potevi fare. I "progettisti" non hanno diritti, ma solo doveri. Quando lavoravo come recruiter (che brutta parola!!! in italiano, selezionatore) facevo dei contratti di cui ero il primo a vergognarmi. Ragazzi più giovani di me che venivano usati come pacchi postali per un periodo di tempo limitato e a pochissimi soldi. Quando il contratto stava per scadere, l'azienda faceva la "vaga", diventando muta al riguardo. Capitava di tenere in azienda lavoratori senza contratto, con la promessa del rinnovo, che puntualmente non arrivava. Si facevano contratti di apprendistato, obbligando il collaboratore a fare l'h24 (ovvero i turni), nonostante un apprendista, per legge, non li possa fare. Ci sarebbe da raccontare tanto e da scrivere un libro su quella mia esperienza di lavoro che riflette poi la vita del precario oggi. Vita che la classe politica si ostina a non vedere. A cominicare dal ministro del Lavoro...

angela padrone ha detto...

Anna hai ragione. Però questi problemi non saranno mai risolti finché si ripeterà meccanicamente "no al precariato"...Diamo quei diritti, che tu giustamente indichi, ai collaboratori. Chiediamo garanzie e diritto alla formazione. Chiediamo trasparenza e valorizzazione del merito. Chiediamo investimenti sulla ricerca e l'innovazione, agevolando in caso anche gli investimenti del settore privato....sono tante le cose che servono. Invece che chi, magari in buona fede, dice solo: "basta con il precariato". Non fa il bene di chi dice di difendere.

Alliandre ha detto...

Ciao Angela, molto ben scritto, bella analisi. Però messi peggio ci siamo noi lavoratori con p. IVA, sia che siamo stati costretti o meno ad aprirla: oltre ad essere nella stessa situazione dei cocopro, dobbiamo ANCHE pagarci l'INPS totalmente di tasca nostra, a volte con un 4% in rivalsa in fattura (4%, bella schifezza), a volte nemmeno con quella... mentre ai cocopro l'INPS viene pagata per 2/3 dall'azienda. Peggio di così... :-(
[Ippe]

Google