E’ come vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Per alcuni di noi la flessibilità è intesa come libertà, nel senso che il lavoro a termine potrebbe rispondere ad un modo di progettare e pensare la propria vita rifiutando programmi a lungo termine, per concentrarsi, invece, su obiettivi a breve termine.
Altri di noi intendono la flessibilità come un grosso macigno: non riescono a sopportare la percezione di provvisorietà ed incertezza. Questa fonte d’ansia, tra l’altro, paralizza il pensare al futuro!
Quando parlo con i miei amici, che si definiscono “atipici” confrontandosi con me, cosiddetta “tipica”, mi pare quasi che il problema stia tutto in una parolina, ossia lavoro “determinato” e “indeterminato”.
Fare questa distinzione è ormai fuoriluogo. Se l’azienda per cui oggi lavoro, domani non fattura più ovviamente chiude, perciò dovrò trovarmi un altro lavoro!!
Allora, ragionando in questi termini, è o no la stessa cosa?
Questo è il motivo per cui dobbiamo lavorare tutti insieme, tipici e non.
Cominciamo a pensare seriamente cosa possiamo proporre, di concreto, ai nostri sindacati, governi, ecc.
Un amico del blog (precario a vita http://somministrato.blogspot.com/) afferma che gli ammortizzatori sociali o meglio gli strumenti di protezione sociale, non servono, facendo l’esempio dal baby-bonus di qualche anno fa.
Allora stiliamo insieme delle proposte, delle idee anche perché sulla rete ormai siamo in tanti (sogno troppo?).
Quali sono veramente le cose che non vanno nelle Leggi sul lavoro?
Partiamo ad esempio (visto che non si parla d’altro) dalla Legge Biagi. Conosciamola meglio e sottolineamo insieme le insidie alle tutele dei lavoratori. Magari potrebbe venire fuori qualcosa di innovativo da proporre ai nostri giuslavoristi.
Cosa ci da veramente fastidio della precarietà?
Altri di noi intendono la flessibilità come un grosso macigno: non riescono a sopportare la percezione di provvisorietà ed incertezza. Questa fonte d’ansia, tra l’altro, paralizza il pensare al futuro!
Quando parlo con i miei amici, che si definiscono “atipici” confrontandosi con me, cosiddetta “tipica”, mi pare quasi che il problema stia tutto in una parolina, ossia lavoro “determinato” e “indeterminato”.
Fare questa distinzione è ormai fuoriluogo. Se l’azienda per cui oggi lavoro, domani non fattura più ovviamente chiude, perciò dovrò trovarmi un altro lavoro!!
Allora, ragionando in questi termini, è o no la stessa cosa?
Questo è il motivo per cui dobbiamo lavorare tutti insieme, tipici e non.
Cominciamo a pensare seriamente cosa possiamo proporre, di concreto, ai nostri sindacati, governi, ecc.
Un amico del blog (precario a vita http://somministrato.blogspot.com/) afferma che gli ammortizzatori sociali o meglio gli strumenti di protezione sociale, non servono, facendo l’esempio dal baby-bonus di qualche anno fa.
Allora stiliamo insieme delle proposte, delle idee anche perché sulla rete ormai siamo in tanti (sogno troppo?).
Quali sono veramente le cose che non vanno nelle Leggi sul lavoro?
Partiamo ad esempio (visto che non si parla d’altro) dalla Legge Biagi. Conosciamola meglio e sottolineamo insieme le insidie alle tutele dei lavoratori. Magari potrebbe venire fuori qualcosa di innovativo da proporre ai nostri giuslavoristi.
Cosa ci da veramente fastidio della precarietà?
1 commento:
Ciao Anna,
mi fa piacere per la citazione nel tuo post. Voglio ribadire che gli ammortizzatori sociali sono nient'altro che una spesa in più per la collettività...diciamo che si deve fre un taglio alle spese e invece poi ne aggiungiamo altre.
Il problema che i politici parlino solo di ammortizzatori sociali è che ancora una volta la nostra classe imprenditoriale pretende fare impresa (cioè rischio) senza metterci niente di loro. Pretende che il rischio di impresa sia ripartito tra i lavoratori e lo Stato.
Se le cose vanno bene, allora i profitti se li intascano loro, se le cose vanno male, allora cassa integrazione, mobilità, richiesta allo Stato di agevolazioni.
Ma lo sanno o no che negli Stati Uniti le cose non vanno così????
Quanto al discorso della Flessibilità, libertà o schiavitù...in questo momento io protendo per la schiavitù. La flessibilità la si sceglie e ora come ora la flessibilità ci è imposta. Sono belle parole che i contratti a termine possono essere scelti per concentrarsi su obiettivi a breve, ma infelicemente le cose non vanno così. Il lavoro a progetto non è un progetto, ma è un lavoro subordinato (mascherato), il lavoro interinale è portato all'esasperazione del precariato.
Disponibilissimo a essere critico-costruttivo... Ma parliamoci chiaro, in Italia non esiste una classe di imprenditori come Capitalismo comanda. "I veri comunisti sono loro", è questa la frase che mi ha detto un mio amico sindacalista...meditiamo gente, meditiamo.
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