venerdì 26 ottobre 2007

Parole, parole, parole...


In questa settimana sono state dette tante cose, tante parole. In primis tutti noi bloggers abbiamo tremato, c’è stata la paura del bavaglio. Tanto è che anche la stampa estera ha definito l’Italia un paese strano e soprattutto, un paese fatto di vecchi.
Dilemma apparentemente risolto, speriamo.
Ormai ci si è abitutati a sentire e a leggere tutto ed il contrario di tutto; si è passati dai bamboccioni di qualche settimana fa, al discorso di oggi di M. Draghi in cui ci si accorge della discontinuità lavorativa e redditi bassi dei giovani.

Le parole ormai, hanno un grande potere, anche quello di stravolgere il senso oggettivo delle cose che si dicono. Per questo motivo oggi pubblico una storia che mi ha inviato via mail una cara amica, l’autore però non si è firmato. Un pò troppo forte, ...però... meditativa.


LA CICALA E LA FORMICA -Versione classica -

La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona le provviste per l'inverno. La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida; ride, danza, canta e gioca tutta l'estate.
Poi giunge l'inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le provviste accumulate mentre la cicala trema dal freddo, rimane senza cibo e muore.

VERSIONE AGGIORNATA AL 2007

La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona le provviste per l'inverno. La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida; ride, danza, canta e gioca tutta l'estate.
Poi giunge l'inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le provviste accumulate.
La cicala tremante dal freddo organizza una conferenza stampa e pone laquestione del perché la formica ha il diritto d'essere al caldo e ben nutrita mentre altri meno fortunati come lei muoiono di freddo e fame.
Santoro la ospita nel suo programma e dà la colpa a Berlusconi.
Il portavoce di Rifondazione Comunista parla di una grave ingiustizia sociale
Rai 3 organizza delle trasmissioni in diretta che mostrano la cicala tremante dal freddo nonché degli spezzoni della formica al caldo nella sua confortevole casa con la tavola piena di ogni ben di Dio.
I telespettatori sono colpiti dal fatto che, in un paese così ricco, si lasci soffrire la povera cicala mentre altri come la formica vivono nell'abbondanza.
I sindacati manifestano davanti alla casa della formica in solidarietà della cicala mentre i giornalisti di sinistra organizzano delle interviste e si domandano perché la formica è divenuta così ricca sulle spalle della cicala ed interpellano il governo perché aumenti le tasse della formica affinché anch'essa paghi la sua giusta parte.
Alla pacifica manifestazione partecipano anche i centri sociali che bruciano alcuni alberi del bosco e le bandiere di Israele e degli Stati Uniti.
In linea con i sondaggi il governo Prodi redige una legge per l'eguaglianza economica ed una ( retroattiva all'estate precedente ) anti-discriminatoria.
Visco e D'Alema affermano che giustizia è fatta. Mastella chiede una legge speciale per le cicale del sud.
Di Pietro chiede l'apertura di una inchiesta su Berlusconi.
Le tasse sono aumentate e la formica riceve una multa per non aver occupato la cicala come apprendista, la casa della formica è sequestrata dal fisco perché non ha i soldi per pagare le tasse e le multe: la formica lascia il paese e si trasferisce in Liechtestein.
La televisione prepara un reportage sulla cicala che, ora ben in carne, sta terminando le provviste lasciate dalla formica nonostante la primavera sia ancora lontana.
L'ex casa della formica, divenuto alloggio sociale per la cicala, comincia a deteriorasi nel disinteresse della cicala, del governo e dei sindacati. Sono avviate delle rimostranze nei confronti del governo per la mancanza di assistenza sociale, viene creata una commissione apposita con un costo di 10 milioni di euro.
La commissione tarda ad insediarsi per la lite furibonda sviluppatasi all'interno della sinistra per la divisione delle poltrone.
Intanto la cicala muore di overdose mentre la stampa evidenzia ancora di più quanto sia urgente occuparsi delle ineguaglianze sociali;
La casa è ora occupata da ragni immigrati.
Il governo si felicita delle diversità multiculturali e multirazziali del paese così aperto e socialmente evoluto.
I ragni organizzano un traffico d'eroina, una gang di ladri, un traffico di mantidi prostitute e terrorizzano la comunità.
Il partito della sinistra propone quindi l'integrazione perché la repressione genera violenza, e violenza chiama violenza...
Il mondo va a puttane.....

domenica 21 ottobre 2007

Il punto...

Come ci si sente dopo aver assistito ieri a due manifestazioni, che come ho già detto nel precedente post, apparentemente opposte ma così terribilmente vicine?
Così come si chiede fede mello: se il ministro e i deputati, i senatori, sottosegretari, ecc., metteranno nel protocollo del welfare qualcosa per una “flessibilità sostenibile”, per uno stato sociale che inizi a creare dei diritti sociali individuali, me lo chiedo anche io ed anche io mi rispondo di no.
Mi chiedo, anche, se al posto delle pure ideologie politiche ci possa veramente essere spazio al riformismo.
A.Padrone sostiene che il riformismo in Italia non ha mai avuto successo, ma perché tutto questo?
Come al solito forse nessuno vuole perdere dei prilivegi? E’ mai possibile che noi italiani siamo un popolo di egoisti?
L’altro giorno, ascoltando un’intervista a Tito Boeri alla radio, addirittura parlava di una situazione italiana tutta paradossale, ossia della combinazione di altruismo privato e di egoismo pubblico. Mi spiego meglio. Lui sostiene che l'amore sterminato dei genitori italiani per i propri figli non ha frenato la più massiccia redistribuzione di risorse dalla generazione dei figli a quella dei genitori, di cui si abbia traccia in epoca recente. Negli ultimi decenni, l’ Italia ha raddoppiato il debito pubblico e promesso pensioni molto generose, nonostante il calo della fertilità e l'allungamento della vita: su ogni giovane italiano oggi gravano 80.000 euro di debito pubblico e 250.000 euro di debito pensionistico. Questo debito lo si è fatto non tanto per costruire infrastrutture, migliorare la qualità dell'istruzione o della vita nelle grandi città, ma per pagare pensioni di invalidità a volte di dubbia assegnazione, creare posti pubblici spesso inefficienti, concedere baby pensioni e generose pensioni di anzianità, cedere alle pressioni di rappresentanze di interessi specifici e di breve respiro. Insomma, i nostri genitori pensano molto a noi figli, lottano per assicurarci un buon futuro, ma non pensano per nulla ai figli degli altri, vale a dire ai giovani in quanto tali.
Lui stesso parlava che è arrivata veramente l’ora che la generazione di mezzo, ossia dei 40enni, si rimboccasse le maniche e lavorasse seriamente su riforme del mercato del lavoro, del mondo delle professioni, dei servizi, del sistema pensionistico e del welfare. Ma anche al sostegno della maternità e a favore del merito, in ogni ambito e a ogni livello.
A me sembra piuttosto difficile che la generazione dei 40enni faccia tutto ciò, considerando anche l’età media dei nostri politici, delle classi dirigenti, e, a questo punto, dei manifestanti a queste ultime due occasioni di protesta!
Alla fine della fiera, tutti sostengono la stessa cosa (detta forse in parole diverse) ma non si riesce ad uscire fuori da questa situazione di stallo. E allora?
Io mi sento, terribilmente, confusa o forse meglio dire, impotente…

giovedì 18 ottobre 2007

Questa vita è troppo difficile...

Contemplando questa vignetta dell'amico Arnald che mi ha gentilmente inviato, mi vien da pensare, in questi giorni, come ne usciremo dopo il 20 Ottobre. Leggendo giornali, ascoltando la radio, la tv, navigando su internet, ecc., mi pare che in questo Sabato ci saranno due “battaglie” contrapposte. Da una parte ci sarà la manifestazione, a detta della stampa, della sinistra radicale, contro la precarietà o contro la Legge Biagi, dall’altra parte una contromanifestazione in difesa della Legge stessa.
Ancora una volta si contrapporranno slogan su slogan urlati nelle piazze contro una legge, divenuta ormai il capro espiatorio di tutti i problemi del precariato in Italia.
E' questo il vero grosso muro da abbattere, secondo me.
Alla fine ce ne ritorneremo ognuno nelle nostre case con le proprie convinzioni, senza renderci conto che entrambi (contro e pro legge) vogliamo tutti la stessa cosa, e cioè flessibilità sostenibile, veri ammortizzatori sociali e non elemosina, rispetto delle regole, delle leggi sul lavoro che già ci sono... ma che non funzionano, ecc.

Eh sì, questa vita è proprio difficile...

domenica 14 ottobre 2007

Blog action day

L’aria, l’acqua, il suolo e gli altri elementi indispensabili alla sopravvivenza umana e non solo, sono ricchezze che devono essere salvaguardate. Inquinamento marino...Erosione ...Emissione gas effetto serra ...Spreco di risorse naturali ...Cambiamento climatico ...Sviluppo sostenibile ...Innovazione eco-compatibile ........ Paroloni che sembrano lontani, ma ognuno di noi (chi più, chi meno) senza rendersene conto, ogni giorno contribuisce ad alimentarli. Riflettiamo oggi su questo e contribuiamo, anche nel nostro piccolo, a creare meno inquinamento. Ad esempio, con un piccolo gesto come quello dei video che compaiono qui sotto…

Pile............Elettrodomestici...........Farmaci scaduti



Cosa possiamo fare noi....


Vedi video ............. Vedi video ................ Vedi video
(Scusate per la lingua, è Ungherese, il senso si capisce lo stesso però...)

venerdì 12 ottobre 2007

Precarietà o flessibilità?

Questo video, mi ha veramente colpito... Che sia la nuova forma di caporalato?

Speriamo che non si avveri mai!! Certo sta anche a noi lottare....

domenica 7 ottobre 2007

BAMBOCCIONI


Visto che non si parla d'altro in questi giorni, posto un commento di G.Cazzola pubblicato in questi giorni sui quotidiani nazionali (Il resto del Carlino, il Giorno, la Nazione) che è quello che più si avvicina al mio modo di pensare.

Quell’epiteto, sospeso tra il paternalismo e l’insulto, Tommaso Padoa Schioppa poteva risparmiarselo. Il Governo non può onestamente credere che le mance introdotte nel disegno di legge finanziaria siano in grado di migliorare la condizione dei nostri figli e nipoti. E’ vero. Il dibattito politico è intriso di una mistica del precariato che, sovente, induce i giovani ad autocompatirsi, insieme alle loro famiglie, dimenticando che la legislazione innovativa del mercato del lavoro (dal pacchetto Treu alla legge Biagi) è scaturita dalla pressante esigenza di superare (in Italia come in Europa) l’emergenza della disoccupazione giovanile che aveva drammaticamente caratterizzato gli anni Ottanta. Allo stesso modo, non si analizza mai abbastanza la crescente tendenza tra i giovani a rifiutare lavori (non sempre marginali e gravosi) che potrebbero garantire loro un’occupazione stabile (nell’industria manifatturiera per esempio o nel campo dei servizi alla persona). Se, dunque, è venuto il momento di fare la tara ad un certo giovanilismo peloso di cui dà bella mostra, a parole, la sinistra (anche i giovani fruiscono del maggior benessere di cui dispone il Paese ed hanno dei vantaggi sconosciuti alle precedenti generazioni), è tuttavia inaccettabile liquidare – come ha fatto il ministro – dei problemi seri e gravi con una battuta infelice. Non è colpa dei giovani (ma degli ordinamenti scolastici e universitari) se il loro percorso formativo si conclude ad un’età ormai prossima ai trent’anni quando i colleghi europei si laureano e accedono al mercato del lavoro a 24-25 anni. Non è responsabilità dei giovani se durante gli anni di studio non dispongono di strutture adeguate ma devono pesare interamente sulle famiglie e se non possono avvalersi di servizi per l’impiego in grado di fare intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. Ma non basta. Il Governo non si limita a trascurare i giovani. Si è assunto, pure, gravissime responsabilità nei loro confronti. Perché non dire che gli scarsi benefici ottenuti nell’accordo del 23 luglio, i giovani li hanno pagati, con gli interessi, attraverso un incremento, dal 2007, di ben sei punti dell’aliquota contributiva dei lavoratori atipici ? E non aggiungere che saranno sempre i giovani a finanziare, nei prossimi anni, gran parte dei maggiori oneri derivanti dal superamento dello scalone ? Mentre l’Inps ha un bilancio in attivo grazie agli introiti della gestione dei parasubordinati, i cui colossali avanzi tengono in piedi il sistema pensionistico.

Giuliano Cazzola




giovedì 4 ottobre 2007

I PARADOSSI DELLA FLESSIBILITA', O MEGLIO LA PRECARIETA' REALE

Il peggior contratto di lavoro, dal mio punto di vista, è il contratto di collaborazione, sia esso occasionale, a progetto, ecc.
Sono, infatti, i collaboratori, che più di ogni altro lavoratore, sopportano il peso di una flessibilità non regolata, priva di reti di protezione sociale e che sconfinano,
perciò, nella precarietà lavorativa ed esistenziale.
Analizziamo quali sono i diritti, se ci sono, di questi lavoratori.

MALATTIA
L’INPS (gestione separata) riconosce l’indennità di malattia solo in caso di ricovero ospedaliero.
Cari collaboratori, mi raccomando, anche per l’influenza è consigliato il ricovero ospedaliero…altrimenti niente soldi.

ASSEGNO AL NUCLEO FAMILIARE
Al collaboratore spetta l’assegno al nucleo familiare a condizione che almeno il 70% del reddito familiare derivi da attività di collaborazione.

FORMAZIONE
Ai collaboratori formazione e aggiornamento professionale sono, di fatto, diritti negati.
Bella anche questa, da ogni parte ci dicono che dobbiamo continuamente aggiornarci per aumentare le nostre competenze professionali nel mercato lavorativo, in realtà qui si nega la formazione.

MATERNITA’
L’indennità in questione è corrisposta dall’Inps, per i due mesi precedenti e per i tre mesi successivi la data del parto. L’indennità viene erogata a condizione però che nell’anno precedente i due mesi prima del parto, risultino accreditate presso la Gestione separata Inps almeno tre mensilità del contributo dello 0,50% (contributo che dà diritto a prestazioni quali maternità, assegno al nucleo familiare e malattia in caso di ricovero ospedaliero).A questo si aggiunge, per le collaboratrici a progetto in caso di gravidanza, la sospensione e la proroga del rapporto contrattuale. A meno che non vi sia una disposizione più favorevole del proprio contratto individuale, il rapporto è prorogato per un periodo massimo di 180 giorni.
Qui l’Inps ha stabilito che non sussiste l’obbligo di astensione dal lavoro nei due mesi precedenti e nei tre successivi al parto. Quindi non sono previste indennità per
“interdizione anticipata” come nei casi di maternità a rischio. Infine, alle
lavoratrici parasubordinate non spetta l’assegno di aborto erogato dall’Inps alle dipendenti sotto forma di indennità di malattia.
Care amiche, mi raccomando allora a fare figli, eh? Tutto a vostro rischio e pericolo…

AMMORTIZZATORI SOCIALI
I lavoratori parasubordinati non godono di indennità di disoccupazione.
Ecco il grande paradosso!

CREDITO
La prassi costante degli istituti di credito è quella di condizionare la concessione di mutui e prestiti al possesso di un contratto a tempo indeterminato.
Adesso qualcosa in tal senso si muove, però a questi lavoratori viene applicato un tasso di interesse maggiore!


SICUREZZA SUL LAVORO
In passato, in mancanza di norme specifiche, si ricorreva all’applicazione del dlgs 626/94 (la legge di settore) per estensione analogica in quanto applicabile in tutti i luoghi di lavoro.
Il dlgs 276/03 ha previsto espressamente per i collaboratori a progetto l’applicazione delle disposizioni sulla sicurezza.


LA PENSIONE
Il raggiungimento di un trattamento pensionistico dignitoso per i collaboratori rimane fortemente problematico. Non hanno diritto al trattamento di fine rapporto e alla previdenza complementare.


ALTRI PARADOSSI
Nel lavoro a progetto, introdotto dal dlgs 276/03, sia l’infortunio che la malattia danno luogo addirittura alla risoluzione anticipata del contratto.
Infatti, se il contratto ha una durata determinata può essere risolto se la sua sospensione, per infortunio o malattia, è superiore a un sesto della sua durata. Invece, nel caso di un contratto la cui durata è determinabile, la sua risoluzione può avvenire se la sospensione per infortunio o malattia è superiore a 30 giorni. La stessa sicurezza sul lavoro non è uguale a quella degli altri lavoratori: la legge 626, che è stata estesa ai lavoratori a progetto dal dlgs 276/03, è di difficile applicazione perché mancano le norme di dettaglio
sulle modalità di regolazione dei rapporti parasubordinati.
E il Congedo parentale? Non esiste.

Sul protocollo del welfare si parla di questo?
Si parla solo di aumento di aliquota per questi contratti ed accesso a un fondo credito.
Per il resto zero assoluto!
Complimenti, cari legislatori, voi si che ascoltate i veri problemi dei giovani!!!
Documentatevi seriamente, come ad esempio il caso di Michela, che è la storia di tantissimi giovani!
E poi vi lamentate di personaggi come Beppe Grillo….

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