giovedì 29 novembre 2007

Generazione P

La precarietà del lavoro, ormai, non è un problema solo italico, tanto è che, la settimana scorsa al Parlamento Europeo, si è svolta la conferenza organizzata da Generazione P contro l’ abuso, di lavoro temporaneo in Europa.

P sta per Precario, e Generazione P è un gruppo che costituisce una vasta rete europea di aiuto tra i giovani precari ed è presente, oggi, in Germania, Belgio, Spagna, Francia ed Italia.
Nicolas Tamalet, in rappresentanza di Génération Précaire (Francia) afferma: “… stiamo affrontando una seria mancanza di volontà da parte degli imprenditori e dei Governi, che sembrano non interessarsene affatto. Tutti stanno approfittando dei benefici a breve termine dell'abuso di lavoro temporaneo, ma alla fine è il welfare a lungo termine della nostra economia che viene lentamente consumato”.
Anna Schopf, di Generation Praktikum (Austria), sostiene: "Il risultato del fatto che gli impiegati completamente formati ed esperti vengono sostituiti da lavoratori temporanei, è che la soglia di sicurezza della previdenza sociale sta andando in rovina. 4 anni di lavoro temporaneo significano 4 anni senza contributi sociali - e quando riflettiamo sul fatto che ci viene chiesto di risparmiare anche gli spiccioli per pagare i contributi della popolazione più anziana, un simile sfruttamento delle generazioni più giovani è imperdonabile.”
Anche Florian Lamp, in rappresentanza di Fairwork e.V (Germania), ha preso parte alla discussione e ha sottolineato la propria personale esperienza di avere svolto numerosi impieghi temporanei pagati 400,00 euro e di essere stato addirittura un 'privilegiato' rispetto agli altri: “Siamo una generazione che è più formata che mai, e che dopo aver concluso il proprio corso di studi finisce a lavorare a tempo pieno con una retribuzione insufficiente perfino a permettersi di affittare un appartamento per andare a vivere da soli” .
I punti della discussione sono stati dibattuti da un gruppo di esperti, che ha incluso il Commissario per il Lavoro, gli Affari Sociali e le Pari Opportunità Vladimir Spidla, il Segretario Generale dell'ETUC John Monks, il Segretario Generale di SOLIDAR Conny Reuter e il Segretario Generale di ECOSY Ania Skrzypek. A moderare la discussione è stata l'esperta Katrin Teschner, corrispondente del Westdeutsche Allgemeine Zeitung.
Affinché la petizione abbia successo, il Network di Generazione P è ben consapevole del fatto che sia necessaria una forte coalizione generazionale. Silvia Helbig, in rappresentanza di DGB Jugend, il ramo giovanile della principale confederazione di commercio in Germania, ha chiesto a tutti di firmare la petizione in segno di solidarietà:

"Non siamo qui oggi per abolire i lavori temporanei, siamo qui per lavorare insieme per assicurare che tutti i singoli lavoratori temporanei abbiano ciò che viene loro promesso e che smettano di essere visti come 'impiegati low cost'. Gli imprenditori e i Governi devono capire che anche un lavoratore temporaneo implica un'assunzione di reponsabilità in fatto di adeguata formazione, contratti trasparenti e sufficiente retribuzione".

Come potete leggere, cari amici, non siamo solo noi italiani che ci lamentiamo dell’abuso di certi contratti, anzi…
Vi invito, allora, a sottoscrivere la petizione europea di Generation P all'indirizzo www.generation-p.dgbj.org/eng/, in modo da contribuire ad alimentare la portata di questa iniziativa che riguarda l'intera Comunità Europea.
Io l’ho già fatto, sia singolarmente che come aderente a Coalizione Generazionale, che insieme a Generazione 1000, qui in Italia, sono i movimenti che stanno appoggiando questa iniziativa.

venerdì 23 novembre 2007

Come è il lavoro oggi?






Secondo l’ultimo rapporto ISFOL presentato in questi giorni, il lavoro, nel nostro Belpaese, è diventato sempre più a termine e, circa 10 lavoratori su 100 sono costretti a destreggiarsi tra contratto a tempo determinato, apprendistato, co.co.pro, co.co.co. Quasi la metà, inoltre, di tutti questi contratti a termine sono stati già rinnovati almeno una volta (48%) e tra gli under 30, solo il 53% ha un contratto a tempo indeterminato.
La nota positiva, in tutto ciò, è che nel 2006 abbiamo raggiunto il record storico di occupazione, sia in termini assoluti (23 milioni ) che in percentuale annuale (+2%).
I più sfavoriti nel lavoro risultano ancora essere le donne e i giovani. Sempre secondo l’Isfol solo il 36% delle donne occupate hanno avuto un contratto a tempo indeterminato, tutte le altre hanno avuto contratti cosiddetti atipici. Rilevato anche il problema dei salari bassi, che riguardano, in particolare ma non solo, proprio i contratti a tempo.
Una nota particolarmente interessante del rapporto Isfol riguarda l’insoddisfazione del lavoro da parte di chi lo svolge. Il lavoratore si sente immobile, deluso e impoverito; soprattutto da prospettive di crescita, stimoli e realizzazioni professionali.
Diverso tempo fa, il lavoro rappresentava lo strumento principe dell’affermazione della propria identità, del proprio ruolo all’interno della società. Questo quando il lavoro non era considerato una merce come lo è, invece, oggi. Non mi meraviglio, allora, che non abbiamo più bisogno del lavoro per vivere, ma solo per sopravvivere…
Arriverà mai il momento che i nostri governanti decideranno di ascoltare le parti sociali (intese non solo come i sindacati ma anche le singole persone) per costruire, insieme, un mondo del lavoro migliore di quello che stiamo vivendo?

sabato 17 novembre 2007

Siamo tutti raccomandati?

Al titolo di Repubblica pubblicato il 16 c.m, io ci aggiungo il punto interrogativo, anche perché penso che non siamo poi veramente tutti raccomandati (per lo meno lo spero)!
Siamo il popolo che imprechiamo contro il sistema che non va e poi scopri che, secondo l’Isfol, il 40% dei lavoratori ha trovato occupazione grazie alle raccomandazioni di parenti, conoscenti o potenti. I concorsi pubblici danno lavoro solo per il 15% ed i nuovi centri per l’impiego si fermano, addirittura, al 5%!
La bellissima vignetta di Arnald, quindi, parla da sola...
Questo quel che accade sul lavoro, e nella vita privata? A quanto pare non cambia niente; la raccomandazione è un nostro costume sociale, un nostro modo di vivere quotidiano. Leggetevi questo bel viaggio nel paese delle raccomandazioni di
Greg e Lillo sempre su Repubblica di qualche mese fa...

giovedì 15 novembre 2007

A proposito di welfare...

A proposito di discriminazioni su lavoro, di diritti, ecc., sentirlo direttamente dalle persone è tutt'altra cosa che scriverlo, vero?


sabato 10 novembre 2007

Privilegintocrazia



Oggi mi ha molto colpito il titolo del Messaggero “La rivolta dei farmacisti”.
Beh, devo dire che la colazione di stamattina l’ho digerita molto malamente. I Farmacisti titolari (ossia proprietari di farmacie) si ribellano contro la vendita dei farmaci di fascia C nei supermercati o parafarmacie, oltre che degli integratori.
I Farmacisti titolari lottano contro altri farmacisti (non titolari). Professionisti che lottano contro se stessi. Incredibile ma vero! Già perché il decreto Bersani non è che vuol far vendere i farmaci a chi vende le caramelle, ma far vendere farmaci di fascia C, ossia con obbligo di prescrizione medica su ricetta bianca, a professionisti con la stessa laurea!
Ricordiamoci che i farmacisti titolari, a parte poche mosche bianche che hanno effettuato un concorso per poterlo diventare, si passano di generazione in generazione la farmacia; praticamente una rendita feudale. Esiste meritocrazia in tutto questo? Non mi pare, anzi qui vige la “privilegintocrazia”.
Nel nostro Paese si preferisce sacrificare intere generazioni di talenti sull’altare d’interessi particolari!
Sono queste le resistenze che non ci fanno cambiare e che sembrano non dare un futuro.
Se passa questo decreto si creeranno nuovi posti di lavoro, duraturi, tra i giovani farmacisti non titolari.
Sarebbe, poi, migliorata anche la distribuzione di questo tipo di farmaci. Ad esempio, noi cittadini non saremmo più costretti a cercare di Domenica una farmacia di turno per acquistare un antipiretico e tantissimi farmaci di fascia C diminuirebbero di prezzo, minimo del 20-30%.
Ci sarebbe quindi, una doppia convenienza, ossia migliorerebbero i nostri bilanci e si creerebbero migliaia di nuovi posti di lavoro!
Invece che leggiamo sulla stampa? Leggiamo che i farmacisti sono in rivolta e che, se non si torna indietro, ci faranno pagare tutte le medicine!
Che vergogna! Hanno il coraggio di ricattare…
E’ proprio vero che la professione del farmacista è la sola che conserva ancora le forme medioevali delle corporazioni e dei mestieri!
Tutti noi dovremmo veramente ritenerci offesi di fronte a questo comportamento…
Per ultimo, mi sorge spontanea una domanda: perché i commercianti che vendono cosmetici, prodotti a base di erbe, per l’igiene personale, ecc., non si ribellano in quanto i loro prodotti sono venduti anche nelle farmacie?!
Visto che ragioniamo così in piccolo, tra poco succederanno delle rivolte paradossali, forse…

lunedì 5 novembre 2007

L'Italia spiegata a mio nonno





Oggi vi voglio parlare di un libro che ho appena finito di leggere: “L’Italia spiegata a mio nonno” di Federico Mello. L’autore, amico blogger, prova a spiegare a suo nonno “quanto la nostra Italia si sia cacciata in un gorgo impazzito dove il futuro è bandito”. Mello afferma come “lo sport nazionale più in voga delle - power elite - italiane sia stato negli ultimi anni quello di rimandare ogni problema sulle spalle dei futuri cittadini”.
Il libro è diviso in 5 capitoli ed in ognuno di essi è descritto il mondo del lavoro, delle pensioni, del welfare e degli anziani con un linguaggio giovane, semplice e scorrevole a mò di lettera aperta e con tanti dati oggettivi.
Per esempio, mi ha molto colpito il grafico seguente…(tratto da un lavoro di T.Boeri che trovate in bibliografia nel libro)


Il grafico parla da solo; mentre in Svezia i sacrifici, per una pensione dignitosa, sono direttamente proporzionali per tutti, in Italia hanno messo il muro solo ad una fetta di popolazione, ossia alla nostra generazione. Bel regalo, vero?
Il legame nonno-nipote, che nella realtà quotidiana è molto confidenziale, a mio avviso, rende molto bene l’idea nel libro del sottile filo conduttore che esiste tra il passato ed il futuro.
Chissà Fede, come il nonno ti risponderebbe ….
Il libro mi è parso molto realistico e non pessimistico, come si potrebbe pensare.
Conclude, infatti, con queste parole: “…La politica e la società hanno bisogno del nostro protagonismo per essere svecchiate e rinnovate. Possiamo riportare noi soli al centro del paese un vero dibattito sul futuro, su come immaginiamo gli anni a venire, sugli strumenti coi quali intendiamo affrontare nuove sfide, sulla strada che riteniamo lungimirante intraprendere. Questo dobbiamo fare. Perché il futuro delle nuove generazioni non è interesse solo di un segmento specifico, particolare, di cittadini. E’ interesse di tutti. Indipendentemente dall’età.”

Coraggio amici, facciamoci sentire, diventiamo protagonisti del nostro futuro…

venerdì 2 novembre 2007

Gioventù bruciata?

In questi giorni sono in giro in lungo ed in largo per l'Italia, non avendo molto tempo a disposizione da dedicarmi alle riflessioni, l'articolo che mi ha colpito molto è quello pubblicato da Famiglia Cristiana, in cui anche l'amico mello ha dato il suo contributo.
Buona riflessione.

Art. "Gioventù Bruciata"

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