
"Ogni mattina in Italia tanti piccoli imprenditori si svegliano e sanno che dovranno correre più veloce del leone, della gazzella, dei creditori, dell'agenzia delle entrate, dell'INPS, della legislazione sul lavoro, del commercialista, del prezzo delle materie prime, dei concorrenti, dei loro collaboratori... se vogliono sopravvivere.
Ogni mattina tanti piccoli imprenditori si svegliano e si chiedono se ne vale la pena. Poi pensano al loro lavoro, si aggrappano alle soddisfazioni che ogni tanto si riescono a prendere, pensano ai loro collaboratori che mostrano passione e voglia di crescere, stringono i denti e si rispondono di si.
E vanno a lavorare. "
Ho avuto il piacere di parlare con un giovane imprenditore di precarietà, flessibilità, colloqui di lavoro.
E' facile criticare queste persone, spesso pretendiamo l'impossibile, ma ci siamo mai messi nei loro panni? Cosa vogliono dai propri collaboratori queste persone?
Ecco cosa, questo amico imprenditore, mi ha risposto.
"Gli imprenditori, in particolari quelli delle PMI, vogliono menti flessibili perchè sono quelle più vicine alle proprie caratteristiche e fisionomie mentali, e sono quelle che hanno un miglior rapporto qualità/prezzo nella gestione lavorativa.
E' impossibile capire per un imprenditore vero - e attenzione qui a distinguere tra imprenditori e finanzieri, due categorie molto diverse tra loro, solo i primi sono imprenditori reali - il perchè si debba avere uno stipendio fisso se non si produce nulla.
Paradossalmente, per l'imprenditore, è comprensibile l'operaio perchè produce qualcosa di reale, sia esso prodotto o servizio. Il problema avviene con nuove figure professionali che spesso non fanno davvero nulla, e non sono facilmente inquadrabili. Un operaio è quindi una "mente flessibile" poichè dinamico e lavora per obiettivi; la segretaria, il ragazzo che vuole fare la campagna di comunicazione perchè la sa fare "come ha imparato all'università" sono invece gli esempi di menti precarie. E' chiaro che ci sono persone più predisposte mentalmente verso una tipologia, e altre verso l'altra."
Per l'imprenditore, spesso, avere una mente flessibile vuol dire: dinamismo, movimento, disponilibilità e spirito di sacrificio, voglia di lavorare per obiettivi, collegamento del proprio stipendio con il raggiungimento degli obiettivi; voglia di imparare.
Mente Precaria vuol dire: staticità, fissità nelle proprie posizioni, richiesta di diritti di lavoro prima di fornire dati oggettivi delle proprie competenze, oppure prima di aver fatto dei test che giustifichino la richiesta, voglia di avere uno stipendio fisso non legato ad obiettivi da raggiungere, pretesa di saper fare delle cose solo perchè se ne conosce la teoria.
Infine, sempre per questo giovane imprenditore, in fase di colloquio, vengono sempre scartati, tutti quelli che:
- chiedono quante ore si lavora;
- dicono che loro vogliono stare in ufficio e non muoversi sia perchè non gli va, sia perchè questo potrebbe comportare delle spese in più;
- chiedono in anticipo se poi potrà esserci una assunzione a tempo indeterminato;
- chiedono se è possibile fare contratti diversi nel caso si scelga loro;
- che non hanno nello loro cv alcuni lavori pratici dentro, ma solo roba teorica;
- che hanno oltre 25-30 anni di età (in genere già oltre 26 è raro chiamare persone);
- che hanno lavorato in molti posti per poco tempo - sembrano insicuri o poco stabili;
- che hanno più di 2 stage: danno l'idea di lavorare "tanto per";
- che fanno osservazioni critiche sui contratti di lavoro flessibile in fase di colloquio.
La base è che si cerca di non portarsi problemi dentro casa, visto tutti quelli a cui ci sottopone già questo Paese per mandare avanti le nostre imprese.
L'imprenditore si ritiene, infatti, quello che manda avanti il Paese in tutti i sensi.
Vi sembra troppo tutto ciò o forse faremmo tutti queste stesse cose se ognuno di noi avesse una propria impresa?
Per ultimo, l'amico, ha anche avanzato la seguente proposta:
Una soluzione carina potrebbe essere quella di rafforzare la partecipazione dei collaboratori-dipendenti con "micro-quote" dell'impresa, in modo da condividere il rischio di impresa e avere una maggiore garanzia per l'imprenditore di impegno da parte del lavoratore.
Allora, che ne pensate di queste parole?